Antonio Gramsci: “Odio gli indifferenti”

“Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.”. Per ricordare la giornata di ieri, 25 aprile, volentieri pubblichiamo questo scritto dell’11 febbraio 1917 di Antonio Gramsci per evitare che l’indifferenza all’oggi possa farci perdere quello che settant’anni fa abbiamo conquistato

25 Aprile. la Festa di Tutti

Mi sembra che questo 25 aprile per la prima volta sia diventato davvero la festa di tutti. Sicuramente è un’occasione speciale per ricordare il proprio passato e per rilanciarne ideali e valori verso il domani. Perché mai nella Storia d’Italia tante persone – dopo l’8 settembre – scelsero di mettere in gioco la propria esistenza per la collettività. ”Prima furono settemila, poi settantamila, alla fine centocinquantamila. Pochissimi in confronto ai milioni che avevano affollato le piazze del fascismo.”, ricorda lo storico De Luna. Certamente la loro è una eredità preziosa per una società come la nostra pervasa dalla carestia morale. I due filmati che qui pubblichiamo, ciascuno a suo modo, esaltano il grande significato di quella scelta. (ac)

Baviera ricchissima, ma ancora per poco

Svolge attività superate, snobba l’attività elettronica. Un rapporto McKinsey dice che il suo sviluppo è troppo legato al suo modello ora esaurito. I bavaresi potranno essere simpatici o antipatici, perfino molti tedeschi non li sopportano. È il destino dei primi della classe. In sintesi, è una regione da invidiare e da imitare, nonostante i suoi inevitabili difetti, come una certa inclinazione verso il conservatorismo che, a volte, giunge a eccessi fastidiosi

L’Italicum: cosa prevede e come funziona la riforma elettorale

Il prossimo 27 aprile inizierà alla Camera la discussione della nuova legge elettorale, quella chiamata “Italicum”, che se fosse approvata così com’è diventerebbe definitiva ed entrerebbe in vigore dal primo luglio del 2016. Finora la proposta di legge ha avuto un percorso travagliato, che si preannuncia tale anche nel suo ultimo passaggio – a meno che Matteo Renzi non decida di mettere il voto di fiducia, cosa che potrebbe accadere

Internet è un brutto posto per le donne?

Un lungo articolo racconta cosa succede a «qualsiasi donna con una connessione a Internet», con conseguenze più gravi di quanto si pensi, e senza che possano fare molto. Il tema – di cui giornaliste e femministe di tutto il mondo si occupano da tempo con insistenza – è stato recentemente riproposto dalla giornalista statunitense Amanda Hess in un lungo e discusso articolo sul Pacific Standard intitolato: “Perché le donne non sono le benvenute su Internet”. Vediamo cosa dice

#BringBackOurGirls, è passato un anno

Un anno fa 276 studentesse sono state rapite in Nigeria: sono diventate il simbolo di una strategia di stupri e rapimenti oggi considerata sistematica e non se ne sa ancora nulla. Nel filmato: Una protesta silenziosa si è tenuta nella capitale della Nigeria, esprimendo contro Boko Haram, e per chiedere la liberazione delle ragazze della scuola che sono state rapite dal gruppo terroristico quasi un anno fa

Di cosa parliamo quando parliamo di genere a scuola

L’ideologia del gender non esiste. Nelle classi si insegna ai più piccoli “a volare liberi”. ” È facile e probabile che, sentendosi libera di esprimersi, una classe tiri fuori le peculiarità di ciascuno, permetta di osservare e conoscere altri punti di vista, ampliando così le possibilità di immaginarsi e di ispirarsi”. Così scrive Pina Caporaso, insegnante nella scuola primaria a Pistoia, e regista, insieme a Daniele Lazzara, del lungometraggio Bomba libera tutti, dedicato alla riflessione sugli stereotipi di genere in una quarta elementare. Laureata in sociologa con una tesi premiata dall’Unione Femminile Nazionale, si occupa di studi di genere specialmente relativi all’educazione, anche degli adulti. È attivista in reti di donne e relatrice in convegni che riguardano il rapporto tra identità di genere, scuola, stereotipi, violenza e omofobia

Le donne non fanno notizia. I soliti record negativi italiani

Una rete di ricercatrici e ricercatori di più di cento Paesi ha monitorato la presenza delle donne nelle notizie riportate nei media principali, dai giornali televisivi e radiofonici, ai quotidiani, ai siti internet di news, a Twitter. Se in generale nel mondo, fra i professionisti della notizia, la presenza di donne è alta (circa il 40%) e per alcuni media è in crescita, cosa diversa è per la presenza delle donne nelle notizie. E in Italia? Nei dati dell’ultimo monitoraggio le donne costituivano il 19% delle persone citate nelle notizie, cinque punti sotto la pur bassa percentuale mondiale. Insomma, i soliti record negativi a cui il nostro paese è abituato quando si tratta di questioni di genere

INAUDITO. Facebook rimuove campagna contro violenza sulle donne

Per la seconda volta in pochi giorni sono state rimosse con motivazioni diverse foto particolarmente crude ma con un senso ben preciso. E’ accaduto con le foto della campagna contro la violenza sulle donne dell’artista cubano Erik Ravelo. Facebook le ha censurate perché vìolano le linee guida del social network. Il progetto di Erik Ravelo “End Violence against Women “( Stop alla violenza sulle donne ) utilizza immagini particolarmente forti per far luce sul problema della violenza di genere e dello stupro.La risposta dell’artista cubano

Quanto crescerà davvero l’economia nel 2015?

Le stime di crescita sono spesso sbagliate, ma non sempre la colpa è dovuta ad analisi insufficienti. In fase espansiva i governi tendono a essere mantenersi prudenti nelle previsioni. Lo ammette un ministro: il +0,7 indicato nel Def può essere superato. Spiega la Boschi, “Vogliamo essere prudenti”, aggiungendo che il suo augurio è di tornare l’anno dopo per dire ” di aver sbagliato”

Una scuola a sportello? Con il preside-manager

Si tratta dunque di un’autonomia prettamente gestionale con una torsione verso la competizione (tra istituti, tra territori, tra persone). Quella di Renzi è una scuola a sportello, per così dire: per le famiglie (ammesso che siano in grado di scegliere); per le aziende (ammesso che esistano); per il territorio (ammesso che ciò non sia solo la politica locale)