Lo afferma il Presidente dell’Anci e sindaco di Torino Piero Fassino: “In un recente incontro a Londra con i vertici di una nota banca d’affari mi è stato spiegato che i grandi soggetti investitori scelgono dove intervenire anche in base alla demografia. Attrae molto di più una città di due milioni e duecentomila abitanti, come sarà la futura città metropolitana di Torino, piuttosto che una da 990.000 come l’attuale Torino”.
di Redazione
“Questa è la strada che dovremmo seguire – ha aggiunto – anche se sarà complicato e ci vorranno strumenti idonei. Per le prossime elezioni nazionali del 2019, a mio avviso, sarebbe giusto scendere dagli 8.000 Comuni italiani a 2.500 azzerando i Comuni con meno di 15.000 abitanti. Verrà cambiato l’assetto del paese”.
Per fare un esempio Fassino ha parlato della città metropolitana di Torino che in un primo momento conterà 315 Comuni “nella speranza che presto si arrivi a 80. Gestire 80 Comuni – ha osservato – è ben altra cosa da gestirne 315”.
Lo stesso presidente Anci, dopo aver ha ribadito che i Comuni avranno un ruolo centrale nelle nuove realtà metropolitane, ha rilevato come le future città metropolitane saranno anche più attrattive per gli investimenti stranieri. “In un recente incontro a Londra con i vertici di una nota banca d’affari – ha aggiunto il sindaco di Torino – mi è stato spiegato che i grandi soggetti investitori scelgono dove intervenire anche in base alla demografia. Attrae molto di più una città di due milioni e duecentomila abitanti, come sarà la futura città metropolitana di Torino, piuttosto che una da 990.000 come l’attuale Torino”.
Fassino ha però segnalato alcune criticità della riforma alle quali bisognerà lavorare, come il fatto che la dimensione delle future città metropolitane coinciderà con le attuali Province, “avvicinando in questo modo realtà non sempre così similari, per esempio noi a Torino dovremmo imparare a preoccuparci anche degli impianti sciistici di una città come Sestriere.
Ma il vero tallone d’Achille, ha concluso, sono le risorse: “Andrà comunque garantita l’operatività, fino al 31 dicembre, delle attuali Province”.
11 settembre 2014