“La musica deve cambiare, sulle riforme il governo non molla“. Renzi lo dice al Tg2 rispondendo all’intervista di Grasso in cui chiede un Senato elettivo. «Capisco le resistenze di tutti, ma la musica deve cambiare. I politici devono capire che se per anni hanno chiesto di fare sacrifici alle famiglie ora i sacrifici li devono fare loro».
“Il governo va avanti – ha detto Renzi – e presenterà un Ddl costituzionale per dire basta al Senato come lo conosciamo adesso, mai più bicameralismo perfetto e Senato non più elettivo, altrimenti sarebbe una presa in giro nei confronti degli italiani. La musica deve cambiare, sulle Riforme il governo non molla”.
“Ho grande rispetto per il Senato, ho grande rispetto per il Presidente del Senato e capisco che lui debba difendere l’istituzione che oggi presiede – ha dichiarato il premier – ma il vero modo per difendere il Senato non è fare una battaglia conservatrice e tesa a mantenere lo status quo. E’ prendere atto di paletti che ci siamo dati: mai più voto di fiducia; mai più voto di bilancio; riduzione del numero dei parlamentari e delle indennità. Chi sta in Senato è un rappresentante delle istituzioni che non è pagato per quello. E, cosa più importante: il ruolo del Senato per le leggi costituzionali, per i trattati europei, per l’ elezione del Presidente della Repubblica ma – ha ribadito – mai più bicameralismo perfetto”.
“Lo so, queste cose creano polemiche e tensioni, qualcuno si tira indietro – ha affermato – il punto centrale è che su questa linea il governo non molla. Ridare credibilità alle istituzioni e alla politica passa dal fare un po’ di sacrifici, altrimenti non si va da nessuna parte”.
Ecco perché – ha proseguito Renzi – diciamo via le province, ecco perchè la nuova riforma elettorale, ecco perchè domani il governo presenterà il Ddl costituzionale che dice basta al Senato che conosciamo adesso. E quindi riduzione del numero dei parlamentari, che è il più alto d’Europa; semplificazione del processo legislativo e dei poteri tra le Regioni e lo Stato; abbassare l’indennità dei consiglieri regionali e mai più ‘rimborsopoli'”.
30 marzo 2014