La Corte Costituzionale ha bocciato il divieto di fecondazione eterologa: un’altra norma della controversa legge sulla procreazione assistita, già mutilata da altre sentenze
La Corte Costituzionale ha deciso che il divieto di fecondazione eterologa – stabilito dalla legge 40 approvata nel 2004 – è incostituzionale. Il divieto di fecondazione eterologa impedisce di ricorrere a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta.
Si tratta dell’ennesimo pezzo di quella controversa legge, già oggetto di quattro referendum, a essere abolito da sentenze di tribunali civili o amministrativi e dalla Corte Costituzionale (ci sono complessivamente 30 sentenze sul testo in generale o su articoli e commi specifici): la prima risale al 2004, nel 2009 poi la Corte Costituzionale dichiarò parzialmente illegittimi due commi che prevedevano un limite di produzione di embrioni e l’obbligo di un unico impianto; nello stesso anno una sentenza del TAR del Lazio dichiarò illegittimo il divieto di diagnosi pre-impianto; nel 2012 la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, accogliendo il ricorso di una coppia italiana, stabilì che la legge 40 violava la Convenzione europea sui diritti dell’uomo all’articolo 8, quello che prevede il diritto di ciascun cittadino al rispetto della propria vita privata e familiare.
Va infine segnalata la sentenza del Tribunale di Milano pronunciata ieri, lunedì 8 aprile, su una coppia che è stata assolta dall’accusa di “alterazione di stato” contestata loro per aver ottenuto la trascrizione in Italia dell’atto di nascita di un bimbo nato in India attraverso la cosiddetta “maternità surrogata”. Nelle motivazioni della sentenza, il giudice di Milano Gennaro Mastrangelo ha fatto riferimento «all’avanzamento della tecnologia» che rende la «definizione di maternità controversa».
Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40, che è entrata in vigore dieci anni fa e che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta.
Dopo aver affrontato la questione della conservazione degli embrioni, della diagnosi preimpianto e del numero di embrioni da impiantare nell’utero materno, per la seconda volta la Corte era stata chiamata a giudicare la legittimità costituzionale di quella che è stata definita dagli avvocati difensori delle coppie la norma ‘simbolo’ della legge 40, cioè il divieto di fecondazione eterologa.
Nel maggio 2012 la Corte Costituzionale decise di restituire gli atti ai tribunali rimettenti, per valutare la questione alla luce della sopravvenuta sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla stessa tematica.
Oggi la nuova decisione, dopo l’udienza pubblica di ieri mattina sulla questione, durata poco meno di un’ora e mezza e, nel pomeriggio, la Camera di consiglio proseguita questa mattina.
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9 aprile 2014