Mark Simmonds, sottosegretario agli Esteri, ha spiegato che con la sua indennità non riesce a vivere a Londra insieme alla famiglia. La scelta di Simmonds è stata criticata e sbeffeggiata su Twitter e da diversi tabloid. Una parte molto sostanziosa dell’opinione pubblica, in maniera non molto diversa dall’Italia, ritiene che i parlamentari siano già pagati troppo
di Redazione
Lunedì 11 agosto Mark Simmonds, sottosegretario agli Esteri con delega per l’Africa del governo del Regno Unito, si è dimesso. Il motivo, ha spiegato, è che la sua indennità da parlamentare (Simmonds è anche deputato del partito conservatore) non gli permette di vivere a Londra insieme alla sua famiglia. Simmonds ha annunciato di aver rinunciato completamente alla carriera politica: non solo si è dimesso dal ministero, ma ha promesso che non si ricandiderà alle prossime elezioni parlamentari, lasciando libero il suo collegio elettorale.
Simmonds ha spiegato che l’indennità di circa 35.000 euro l’anno – più 3.000 per ogni figlio a carico – che spetta ai parlamentari che non vivono a Londra, non è sufficiente per permettergli di pagare l’affitto di una casa a Westminster, il quartiere molto centrale di Londra dove ha sede il parlamento e la maggior parte dei ministeri. Oltre all’indennità Simmonds percepisce circa 110.000 euro l’anno come stipendio per il suo ruolo di parlamentare e ministro.
In un’intervista, Simmonds ha spiegato che con l’indennità e lo stipendio potrebbe pagare l’affitto di una casa per tutta la sua famiglia in una posizione meno centrale, ma che non è disposto a vivere fuori Londra dato che trascorre lì la sua intera giornata (e spesso serata) di lavoro. Lo stile di vita che ha scelto per sé e per la famiglia, ha spiegato, non prevede essere costretto a fare ogni giorno un lungo viaggio per raggiungere Westminster dalla periferia di Londra. Oppure dovrebbe continuare a vivere da solo – la sua famiglia vive nel Lincolnshire, a circa 250 chilometri da Londra – e Simmonds si è lamentato che ultimamente vede molto poco la sua famiglia, a cui vuole dare la priorità sulla sua carriera.
La scelta di Simmonds è stata critica e sbeffeggiata su Twitter e da diversi tabloid (qui per esempio, ilDaily Mail). Simmonds non è il solo parlamentare britannico a sostenere che il regime dei rimborsi sia penalizzante per quei politici che cercano di vivere una vita normale a Londra, pur abitando normalmente in altre città e quindi dovendo spostarsi o portare con sé la famiglia. Una parte molto sostanziosa dell’opinione pubblica però, in maniera non molto diversa dall’Italia, ritiene che i parlamentari siano già pagati troppo.
L’opinione pubblica britannica probabilmente ricorda ancora il grossissimo scandalo dei rimborsi nel 2009, che portò a numerose dimissioni tra politici e funzionari. Lo scandalo iniziò quando il quotidiano Telegraph pubblicò una serie di documenti sui rimborsi e sulle richieste di rimborso fatte da alcuni parlamentari, sia della Camera dei Comuni che di quella dei Lord, da membri del governo e da quelli del governo ombra, formato dall’opposizione. Tra le molte misure prese in seguito allo scandalo ci fu l’istituzione di una commissione che aveva il compito di far restituire ai politici i rimborsi più ingiustificati. Il primo ministro dell’epoca, Gordon Brown, dovette rimborsare per esempio 15 mila euro di spese di manutenzione del suo giardino che si era fatto pagare dalle istituzioni. Da allora i rimborsi vengono erogati con procedure più complesse e in quantità minori.
Fonte: ilPost
12 agosto 2014