Dopo Bologna, Milano.Verso un movimento nazionale di “Partigiani della scuola e della Costituzione”

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Volentieri pubblichiamo quest’articolo apparso sul sito dell’associazione NonUnoDiMeno  a riprova che il dibattito su questo tema non è affatto spento

di Giansandro Barzaghi

Perché Bologna con il Referendum vinto sul “No” al finanziamento alle scuole private (Referendum poi negato dai “Giganti dai piedi di argilla”) ha squarciato la nebbia della palude e ha lanciato un sasso contro quel sistema integrato pubblico/privato che si inquadra bene nel governo delle larghe intese in cui vari soggetti, dalla Confindustria alla Curia, dalla Lega delle Cooperative alla Compagnia delle Opere, dal Pdl al Pd per finire alla maggioranza del Consiglio Comunale si sono impegnati per ribaltare il dettato costituzionale “senza oneri per lo Stato”. Ma per la prima volta hanno trovato una resistenza non di sparute avanguardie, ma di 50.000 cittadini bolognesi.

Per questo nel capoluogo lombardo la settimana scorsa si è tenuto un convegno nazionale sul tema e che vuole raccogliere quella pietra e trasformarla in una coscienza da far crescere con pazienza in modo da formare un vero e proprio movimento nazionale per la difesa e la riqualificazione della Scuola della Costituzione a partire dai Comitati per l’applicazione dell’Art.33 che stanno sorgendo in tutta Italia. Essi trovano oggi nuovo spazio dal fatto che, nella crisi, studenti, docenti e famiglie trovano sempre più intollerabile che consistenti risorse vadano alle scuole paritarie private a fronte di una scuola pubblica statale che va letteralmente a pezzi come conseguenza dei tagli micidiali dei vari governi. Qui c’è una questione non solo ideologica, ma concreta che tocca in modo diretto le condizioni materiali di milioni di persone. E così per gli Enti Locali che, nei tagli che mordono, devono scegliere se continuare a finanziare le scuole private oppure rischiare di non riuscire ad assicurare i servizi fondamentali che per legge sono tenuti a dare.

Qui ed ora bisogna scegliere. Ma per fare questo bisogna ribaltare con forza le granitiche certezze di chi mette sullo stesso piano scuola pubblica e scuola privata in ragione di una Legge, la 62/2000 del Ministro Berlinguer che ha sdoganato il concetto di sussidiarietà. Da qui il sistema integrato pubblico/privato nel quale i due soggetti, Lombardia docet, sono sullo stesso piano in concorrenza tra loro sul mercato, come è avvenuto per la sanità. Cioè la scuola come erogatrice di servizi e non più come organo costituzionale al pari del Parlamento o della Magistratura.

Anzi per loro bisogna riequilibrare il sistema alzando il livello dell’intervento del privato perché il pubblico, inteso come statale, è ancora troppo preponderante essendo più del 90% nel nostro paese.

E allora bisogna screditare la scuola statale, come ricordava Calamandrei negli anni ’50, bisogna smontarla pezzo per pezzo, bisogna mandarla in malora in modo che emerga una scuola privata ordinata e magari senza stranieri e senza portatori di handicap. Così da ridurre la scuola statale a una scuola di serie B mentre le scuole private diventano le scuole dell’eccellenza, come nel modello anglosassone.

Quando la Ministra Carrozza ha autorizzato la sperimentazione del Liceo breve di 4 anni proprio al Collegio San Carlo di Milano ed in altre due scuole private lombarde, segnale simbolico inequivocabile, si è collocata direttamente in questa direzione, dando così un segno distintivo del suo ministero del quale non ci dimenticheremo. E se da una parte bisogna screditare la scuola pubblica dall’altra bisogna trasformarla dall’interno: non più una scuola ascensore sociale per tutti, ma una scuola che vorrebbe riappropriarsi di quell’abito di classe selettivo tanto caro alla Ministra Gelmini. Una scuola pubblica trasformata in una sorta di azienda, con le fondazioni ed i privati a dettare le condizioni.

Ora, come non vedere la strategia delle destre? Purtroppo abbiamo constatato con mano la subalternità a questo disegno strategico delle destre da parte di quelle forze che dovrebbero richiamarsi alla Costituzione. Una subalternità che spesso si è manifestata come condivisione, a partire proprio sul finanziamento alle scuole private.

Ma in tutto questo ventennio di arretramenti e di sconfitte nella scuola italiana c’è stata una resistenza, magari non visibile, o che si è manifestata solo di fronte ad attacchi particolari ( al tempo pieno o alle 18 ore). Ma una resistenza quotidiana di ancora ampi settori di docenti e di studenti che non sono disponibili ad arretrare e si affidano alla Costituzione.

Per questo ci sentiamo in perfetta sintonia con i promotori della Manifestazione “La Via Maestra” del 12 ottobre quando affermano che la Costituzione è stata “rilegittimata dai cittadini ed è diventata punto di riferimento di tante persone, movimenti, associazioni presenti nella società” Sicuramente nella scuola pubblica statale la Costituzione è rimasta viva. Tutti quelli che si battono ogni giorno per una scuola per tutti e di tutti, pur nelle difficoltà ed in assenza di una progettualità e di un riferimento adeguato, ci piace definirli “le Partigiane ed i Partigiani della Scuola della Costituzione”. Essi si battono non solo per difendere la Costituzione ma per attuarla anche nelle sue parti “silenti”.

Allora, come diceva il segretario della Fiom Maurizio Landini, occorre dare continuità a quella manifestazione del 12/10. Una continuità per ricostruire un terreno di unificazione e di contaminazione reciproca tra coloro che difendono il diritto al lavoro o al reddito di cittadinanza o all’abitare e coloro che difendono la scuola pubblica o la sanità pubblica. Né noi siamo disponibili a mettere in contrapposizione la manifestazione del 12 con quelle altrettanto valide del 18 e 19 ottobre.

L’opposizione sociale va intrecciata unitariamente con la battaglia per una rinnovata democrazia costituzionale contro ogni forma di presidenzialismo.

“Non c’è difesa della Costituzione se non c’è lotta all’austerità – diceva la studentessa Diana Armento della Link – La Costituzione può vivere se vive nelle lotte sociali”

Da qui allora dobbiamo ripartire: dalla ripresa di una mobilitazione e di una partecipazione attiva per una Scuola Repubblicana che si fondi davvero sull’Art.34 della Cost. “una scuola aperta a tutti, obbligatoria e gratuita (direi fino al diciottesimo anno di età) per cui i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Una scuola pubblica e laica “un binomio che rappresenta la più alta, praticabile, ed intenzionale concretizzazione di una cittadinanza inclusiva e non esclusiva” (Marina Boscaino su MicroMega).

E’ dunque un processo quello che vogliamo aprire! Non solo difensivo, ma progettuale perché quello che ci manca oggi è proprio l’idea di un’altra scuola, cioè un progetto alternativo costruito dal basso e fondato sulla partecipazione consapevole di chi la scuola la fa e la vive tutti i giorni. Un’altra scuola che si ricolleghi all’idea di un cambiamento generale della società. Per dirla con gli studenti il nostro vuole essere un programma per il futuro perché è la nostra stessa Costituzione ad indicarci un’idea di società altra che non è rinchiudibile nel mercato o nell’aziendalismo o nella diseguaglianza sociale.

Per queste ragioni in Lombardia abbiamo dato vita, come Associazione NonUnodiMeno, ad una battaglia contro la “Dote per la libertà di scelta” raccogliendo più di 10.000 firme e presentando un ricorso al Tar Regionale della Lombardia, in quanto siamo di fronte ad una palese, grave, ingiustificata, illegittima ed anticostituzionale discriminazione nei confronti degli studenti della Scuola Pubblica Statale che cozza contro il pricipio di uguaglianza sancito dall’Art.3 della Cost.

Di fronte a tale estremismo ideologico di tipo integralista risulta davvero difficile capire la totale mancanza di opposizione da parte del centro-sinistra a meno che non lo si spieghi con il fatto che dal 2001 ad oggi qui in Lombardia si è anticipato il governo delle larghe intese. Non formalmente ma nella sostanza della convergenza su veri e consistenti interessi materiali. La richiesta di abrogazione della “Dote per la libertà di scelta” in Consiglio Regionale Lombardo che avanziamo a tutte le forze politiche diventa così la cartina di tornasole per vedere chi si collocherà dalla parte della Costituzione e chi no. Staremo a vedere.

Fonte: associazione NonUnoDiMeno

13 novembre 2013

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