Politiche di genere

“Embrioni umani modificati”. L’ultima frontiera della genetica

Bisogna felicitarsi delle nuove prospettive della ricerca britannica e piantarla coi terrorismi nell’informazione, spiega Elena Cattaneo (nella foto) senatrice e direttrice del Centro di ricerca sulle cellule staminali dell’università degli studi di Milano. Lunedì 1 febbraio un gruppo di ricercatori di Londra ha ottenuto l’autorizzazione necessaria per modificare geneticamente gli embrioni umani, la prima di questo tipo al mondo, che consentirà di portare avanti studi per comprendere meglio le cause che portano agli aborti spontanei e migliorare i sistemi per la fecondazione assistita, nelle intenzioni dei promotori della ricerca.

Come siamo cambiate? Risponde l’Istat che ci ha monitorato

Dopo l’ultima indagine ad ampio spettro risalente al 2004, l’Istat pubblica una nuova ricerca sulla vita delle donne nel nostro Paese dal 2004 al 2014. L’analisi disaggregata dei dati che questa indagine decennale condotta dall’Istat ci fornisce, ci fa leggere gli aspetti in chiaroscuro del lungo cammino delle donne verso l’emancipazione e la libertà dal bisogno.

Sono circa 6000 gli emendamenti alla legge sulle Unioni civili

Giovedì 28 gennaio 2016 tornerà in Parlamento il disegno di legge sulle Unioni civili, la Cirannà Bis, dal nome della senatrice Pd Monica Cirinnà che l’ha promossa. Le Unioni civili, sono un diritto riconosciuto in gran parte dei Paesi dell’Unione Europea. Alcuni dei paesi comunitari, come la Germania, arrivano a equiparare le unioni civili al matrimonio. Insomma dei ventotto stati membri della UE, quelli che ancora non hanno legiferato in merito sono: Bulgaria, Cipro, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, e naturalmente l’Italia. La foto è di Esi Grünhagen

Una rassegna di “punti di vista” sui fatti di Colonia

Ci vuole poco a capire che a Colonia è accaduto qualcosa di diverso. Non è la gang di 4/5 persone bensi di qualche migliaio. Pertanto non è affatto esagerato il commento del ministro della Giustizia tedesco, Heiko Maas, quando sostiene che gli attacchi subiti dalle donne sono stati «organizzati». Perché, spiega, «Quando si incontra una orda del genere per commettere dei reati, deve esserci una certa forma di organizzazione dietro.». Nella foto: per la cronaca, a Dresda hanno sfilato in 18 mila, gli adepti di Pegida, movimento dell’estrema destra xenofoba dei “patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente”. Una marcia imponente, la più grossa dall’inizio di ottobre.

Genere. Non si tratta soltanto di sentirsi bene in pantaloni o in gonna

La definizione di “genere” è oggetto di dibattito e contestazione. Nel diritto internazionale, ad esempio, sono riscontrabili definizioni diverse: per il tribunale penale internazionale il genere indica i due sessi; per il comitato che vigila sul trattato per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, il genere si riferisce in maniera più dinamica e attenta alle diseguaglianze alle identità e ai posizionamenti socialmente costituiti correlati al sesso. Questo dibattito sul significato della parola genere ne mette in luce la valenza politica, il suo disegnare uno spazio di confronto e dialogo in cui le identità possono essere soggette a revisione consapevol

Noi donne come siamo cambiate negli ultimi dieci anni?

Risponde il volume Come cambia la vita delle donne appena diffuso dall’Istat in formato e-book che indaga com’è cambiato il ruolo delle donne e il loro contesto di vita nella famiglia, nel mondo del lavoro e nella società. Il testo, aggiornato al decennio 2004-2014, esce a più di dieci anni di distanza dalla prima pubblicazione dedicata alla condizione delle donne in Italia.

Quando di mezzo c’è il corpo delle donne, la maternità surrogata

C’è una parte che manca totalmente dal dibattito in corso. In Europa i figli si fanno sempre meno e sempre più tardi. Le coppie tendono sempre più a pensare ai figli dopo i 35 anni, vale a dire proprio nel periodo in cui la fertilità di uomini e donne si riduce drasticamente, sia per l’invecchiamento dei corpi, che per la comparsa nelle donne di patologie particolarmente frequenti in questa fascia d’età. Il ritratto di una crisi che rende sterili

Fatima Mernissi, la femminista che ridisegnò il mondo arabo agli occidentali

” Noi donne musulmane abbiamo un mese solo di digiuno, il Ramadan, ma le povere donne occidentali sempre a dieta devono digiunare dodici mesi all’anno”, così scriveva con un’ironia garbata una delle figure emblematiche del femminismo del regno. La sociologa e scrittrice Fatima Mernissi (nella foto) è morta questa mattina , 30 novembre, all’età di 75 anni. Docente di sociologia presso l’Università Mohammed V di Rabat, dagli anni ’80 ha scritto diversi libri sul ruolo delle donne nella società, tra cui La terrazza proibita, L’harem e l’Occidente, Chahrazad non è marocchina.

Spazi imprevisti. Lavorare a/da casa

Senza un buon equilibrio può farsi sentire la sensazione di una doppia segregazione, quella di essere chiuse in case-ufficio o bloccate in una domesticità senza via di fuga. Basta che si rompa qualcosa nel gioco degli incastri come un periodo di prolungata malattia di un bambino a rendere tutto più difficile e instabile. E dunque, cosa veramente significa lavorare da casa per una donna? E per una madre? Sandra Burchi, autrice di Ripartire da casa. Lavori e reti dallo spazio domestico (Franco Angeli, 2014), rintraccia la complessità della questione nelle storie che ha raccolto in questi anni di ricerca

Che fine fanno i fondi per i centri antiviolenza? C’è molto da imparare

L’analisi dei dati raccolti mostra la diversità di scelte adottate dalle varie amministrazioni. Ad esempio si rileva che il finanziamento medio per centro antiviolenza e casa rifugio varia molto da regione a regione: circa 60mila euro in Piemonte, 30mila in Veneto e Sardegna, 12mila in Puglia, 8mila in Sicilia, 12mila nelle ex province di Firenze e Pistoia, 6mila in Abruzzo e Valle d’Aosta. Si tratta di un dato importante, poiché i fondi erano stati stanziati principalmente per garantire il funzionamento dei centri e strategie disomogenee possono inasprire o creare disparità territoriali nell’assicurare servizi antiviolenza adeguati in numero e qualità.