« Non servono strade nuove ma trasporti buoni per tutti »

«Non esiste in Europa una Città Metropolitana che non governi l’insieme del sistema di trasporto pubblico, sia per l’area urbana del capoluogo che per tutta l’area metropolitana, programmandone i percorsi. Il fatto è che la Regione non vuole riqualificare le strade esistenti, bensì costruirne di nuove. Investiamo invece nel trasporto pubblico e non nelle autostrade inutili, altrimenti non conquisteremo mai una credibilità a livello europeo. Così svanisce una preziosa opportunità per il nostro Paese», IO LA PENSO COSI’

La Storia. “Noi nate all’ombra del terrorismo”

“Chi come me è nato nei primi anni 80 ha respirato il terrore fin da piccolo. Non lo avevamo ancora visto, ma c’era nelle conversazioni sussurrate degli adulti, nei giornali che giravano in casa”, racconta in quest’articolo Marta Serafini, giornalista e scrittrice. Lo pubblico volentieri poichè ci aiuta a capire pagine importanti della Storia che abbiamo vissuto e stiamo vivendo.

Città Metropolitana. Parte da Milano il segnale forte perché l’Italia migliori

Con la nostra scelta di proroga del contratto per i precari, abbiamo disegnato con un tratto cubitale, una linea politica che s’impegna a ricordare – costantemente – a Roma, a coloro che hanno la possibilità di fare modifiche alle leggi nazionali, la necessità di trovare nuove soluzioni per sistemi complessi, come città metropolitana. Credo che città metropolitana sia una grande risposta istituzionale anche per il miglioramento degli standard dell’efficienza pubblica, della semplificazione, del miglioramento di tutto quello che col nostro lavoro stiamo cercando di realizzare. Foto di Aurora Impiombato Andreani

Genere e città. Vienna accorcia le distanze

Accorciare le distanze tra persone e ambiente, progettare gli spazi urbani a misura di corpi diversi con diverse esigenze sociali e culturali. Sul versante del trasporto pubblico e del miglioramento dei percorsi pedonali l’approcciogender mainstreaming ha dimostrato di produrre risultati notevoli. Marciapiedi più spaziosi e meglio illuminati e infrastrutture che facilitano l’accesso alle intersezioni del trasporto pubblico, dove anche chi spinge un passeggino o una sedia a rotelle possa raggiungere e utilizzare facilmente i mezzi in transito, sono interventi che discendono dalle rilevazioni fatte a seguito di un’inchiesta rivolta a tutta la popolazione del nono distretto e relativa alle modalità e alle ragioni di spostamento.

Come ti rincretinisco il lettore. Ne è un esempio il tweet di Trump su Bruxelles

Il tweet di Trump non è l’unico esemplare, né la sua campagna è l’unica ad adottare questo stile. Una parte della comunicazione complessiva che ci circonda ha lo stesso tono di “scontatismo” che non aiuta a pensare, ma che si limita a sollecitare reazioni altrettanto piatte. È compito di noi lettori e riceventi andare oltre e leggere con maggiore articolazione, per restituire alla realtà la sua irriducibile complessità.

Il mutuato tedesco? E’ in una botte di ferro

Secondo uno studio dell’Organizzazione mondiale della Sanità, la Germania spende molto per la sanità, ma più ancora produce un’enorme quantità di servizi, con un basso livello di spesa diretta da parte dei pazienti. Ciò dimostra che ci troviamo di fronte a un sistema tecnicamente efficiente, con liste di attesa corte e una buona soddisfazione degli utenti. Ma se andiamo a misurare la qualità dei servizi, confrontandola con quella di altri sistemi la Germania si trova sistematicamente nelle parti medie della classifica e qualche volta più in basso. Un esempio è quello della mortalità evitabile, dove Italia e Svezia (per citare due sistemi Beveridge*) hanno dati nettamente migliori della Germania (e anche della Francia, altro sistema Bismarck).

Città Metropolitana. Tariffe più convenienti per i mezzi pubblici

Trasporto pubblico locale. Cosa stiamo facendo e cosa abbiamo fatto. Oggi solo il 19 per cento dei cittadini sale su un mezzo di trasporto, l’81 per cento preferisce la macchina. Una tendenza che dobbiamo invertire. Razionalizzando le tratte esistenti, collegando territori oggi lontani e potenziando un servizio insufficiente e inefficiente. Dobbiamo creare le connessioni orizzontali che mancano: i flussi delle corse sono generalmente verticali, dalla periferia al centro e viceversa; mancano le corse tra le direttrici est-ovest. L’offerta di mobilità deve essere anche più conveniente

La politica migratoria al voto. Dalla Germania un esempio di democrazia

Accade in Germania. Come scrive il «Tagesspiegel», la Merkel dovrebbe piangere di gioia perché almeno tre tedeschi su quattro hanno confermato il loro sostegno ai partiti che hanno appoggiato la sua politica, e l’Afd resta chiaramente una minoranza e una forza politica marginale e esterna al sistema politico democratico. Nella foto:Angela Merkel durante un evento di campagna elettorale nello stato tedesco di Baden-Württemberg, con dietro un manifesto del principale candidato locale del suo partito, Guido Wolf (Sean Gallup/Getty Images)

Settant’anni di voto alle donne

Dire alle mie figlie che quando la loro nonna è nata le donne non potevano votare mi fa sempre una certa impressione. Nella classifica mondiale dei paesi che per primi approvarono il suffragio femminile, in testa c’è la Nuova Zelanda, 1893, poi l’Australia e i paesi scandinavi, la Russia (con la Rivoluzione d’Ottobre), la Gran Bretagna e la Germania dopo la prima guerra mondiale e gli Stati Uniti nel 1920. In Italia le donne furono considerate cittadine al pari degli uomini solo alla fine dell’ultima guerra, il 10 marzo di settant’anni fa…

Città Metropolitana. Facciamo in modo che la gente possa lasciare l’auto a casa

Mai come quest’anno abbiamo vissuto l’emergenza smog. Il primo rimedio contro lo smog da tutti condiviso è la diminuzione di auto che entra in città, ma per raggiungere questo risultato ci vuole un servizio pubblico che funzioni. Ci stiamo impegnando a fondo perché se non ho l’autobus, se esso non arriva per tempo, non mi copre la fascia oraria o non serve la scuola dove devo mandare mio figlio, la gente a ragione s’incazza e ritorna all’auto

Cosa è accaduto al lavoro delle donne nell’era Renzi

Il governo ha adottato una chiave di lettura corretta degli ostacoli al lavoro femminile e di come superarli. E dunque è intervenuto con gli incentivi sul lato delle imprese e con l’estensione del congedo parentale su quello delle famiglie. Anche per il 2016 è stato rifinanziato il voucher per la baby sitter e per l’asilo nido. Le neomamme potranno continuare a usufruire negli undici mesi successivi al rientro dalla maternità, al posto del congedo, di un assegno pari a 600 euro al mese per sei mesi, per pagare le spese di una baby sitter o di un asilo nido. Ma ci sono ancora elementi critici, dal fisco ai servizi

I calcoli sulla pensione. E sulla sua reversibilità

Nel discutere di pensioni bisogna distinguere ciò che è previdenza da quello che è assistenza. Pure nel caso della reversibilità. Sarebbe quindi equo determinare l’importo della pensione non solo in base alla speranza di vita del titolare, ma anche a quella di chi potrebbe diventarne beneficiario. Incrociando i dati Istat sulla speranza di vita con quelli utilizzati dall’Inps per calcolare la pensione, per le classi di età 65-69 e 70-74 anni, si verifica in effetti che sono sostanzialmente coincidenti: 18 e 15 anni, a seconda delle classi di età, di speranza di vita e di godimento della pensione. Su questa base statistica (assumendo che gli interessi maturati siano congrui) si dovrebbe dunque concludere che la reversibilità rientra fra i trattamenti assistenziali.

La vera rivoluzione del voto alle donne

«Destinata dalla natura a procreare e prendersi cura della specie, l’intelletto femminile era portato a comprendere l’utile vicino e l’interesse parziale della sua famiglia, non quello lontano e generale. Quando questa idea così radicata nella cultura occidentale entrò in crisi? Questa domanda consente di mettere a fuoco la portata rivoluzionaria del suffragismo»

Donne, sclerosi multipla e lavoro. Una corsa a ostacoli

Difficoltà di accesso, stipendi più bassi, politiche di conciliazione inesistenti. Se le lavoratrici sono discriminate, quelle disabili lo sono due volte. «La laurea, i progetti di vita e il lavoro, anche se precario. Poi un giorno, cominci a sentire la faccia strana, la schiena strana, la gamba strana. E non passa. E peggiora. Ma hai lottato così tanto per conquistare il lavoro e non puoi fallire. E allora ti convinci che è solo stress e rimandi la visita dal medico. Fino a quando lavorare diventa sempre più difficile, gli oggetti ti scivolano di mano, le gambe si bloccano. E non puoi più stare zitta. Hai un problema. Devi andare dal medico. Ricovero, cortisone e la diagnosi di sclerosi multipla. E la tua vita cambia per sempre». Laura si racconta così… [Foto: Italia, Copyright: © 2013, Carlos Spottorno]

Cgil, Cisl e Uil affilano le armi serrando unitariamente i ranghi

Il Sindacati confederali hanno sottoscritto unitariamente un documento intitolato Un moderno sistema di relazioni industriali. Come sempre accade nelle relazioni industriali, i momenti formali non arrivano mai improvvisamente e sono sempre inseriti in una traiettoria politico-sindacale. Cgil, Cisl e Uil ritengono che «il processo ridistributivo della ricchezza prodotta deve intervenire a tutti i livelli della contrattazione»; perciò, «il contratto nazionale, con la determinazione delle retribuzioni, dovrà continuare a svolgere un ruolo di regolatore salariale, uscendo dalla sola logica della salvaguardia del potere d’acquisto», tenendo conto delle «dinamiche macroeconomiche» e degli «indicatori di crescita e degli andamenti settoriali». Inoltre, «l’esigibilità universale dei minimi salariali» deve essere soddisfatta dai contratti nazionali dotati di efficacia generale, «in alternativa all’ipotesi del salario minimo legale». Quindi il salario minimo deve coincidere con quello previsto dai contratti nazionali, preservando la funzione di autorità salariale della contrattazione; la dinamica salariale deve basarsi non solo sulla produttività aziendale ma anche su quella nazionale di settore. L’analisi di Vincenzo Bavaro è professore associato di Diritto del lavoro nel Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Bari “Aldo Moro”.