Un Suv nel posto disabili? Un tweet e la polizia accorre. Se domani parcheggio sotto casa con una Porsche o una Ferrari, il solito vicino avverte il Finanzamt, l’ufficio imposte. Come ho fatto a pagarla? Serve contro gli evasori fiscali e contro i delinquenti
Italia, Mondo
Il presidente della Croce Rossa Italiana Rocca: “Ecco perché ho paura dell’ebola”
Un intervento immediato, ma anche una corretta informazione. Ad esempio sul fatto che l’influenza è molto più contagiosa dell’ebola. Che il virus si contrae da persone che hanno già i sintomi della malattia o dai loro cadaveri. E che le principali cause di morte in Africa restano la malaria, la tubercolosi e l’Hiv: i numeri di queste malattie sono ancora lontani da quelli causati da ebola. Senza ricevere però la stessa attenzione o meglio lo stesso allarmismo. (Nella foto: uno sbarco a Lampedusa)
Città metropolitane, Cronache, Mobilità e Trasporti
Sindaci Città Metropolitane: ”Subito fondi diretti per il trasporto pubblico locale”
Cronache, Mondo
Gino Strada: “Ebola? Se mi ammalo resto in Sierra Leone”. Il fondatore di Emergency: “C’è bisogno di infermieri e medici”
“Se mi becco l’Ebola resto qui, mi faccio curare qui”. Gino Strada è da qualche giorno in Sierra Leone per l’epidemia di Ebola. Il fondatore di Emergency, 66 anni, parla in un’intervista al Corriere della Sera: “E’ un lavoro massacrante”, quello che stanno facendo i medici di Emergency nel paese africano: “nelle tute protettive arrivi ai 55-60 gradi, dopo mezz’ora hai perso due chili. Qui – ammonisce – c’è bisogno di infermieri e anche di medici. Una quindicina di persone in Italia sono pronte a partire domattina”.
Ma non partono perché, “In Italia il governo può decidere di cambiare la Costituzione o di mandare armi a curdi ma non di emanare un decreto, un foglietto, un sms in cui si dice: gli operatori che lavorano in strutture pubbliche o convenzionate possono andare in Africa per l’emergenza Ebola senza che questo debba interferire su contributi, assicurazioni, pensioni e tutto il resto. L’abbiamo fatto per lo tsunami e i terremoti. Ebola no perché è l’epidemia dei poveracci? Se c’è un’emergenza internazionale come dice l’Oms chi deve rispondere se non il personale internazionale?”.
In progetto, in Sierra Leone, c’è un nuovo ospedale: “Un campo da 90-100 posti. Adesso ci serve personale per farlo funzionare: quindici nostri medici e infermieri sono bloccati dalla burocrazia. Chiediamo al ministro della Salute Lorenzin di dichiarare l’emergenza in modo che chi vuole possa partire”. Quanto alle misure di prevenzione, dice Strada, “ok i controlli agli aeroporti e tutto il resto. Ma non dimentichiamoci dell’esperienza Aids. Da un focolaio è diventata una pandemia perché per 4 anni i governi e i potenti vari hanno discusso su chi fosse lo scopritore del virus perchè in ballo c’erano i diritti su un eventuale vaccino. Dobbiamo agire: ognuno faccia la sua parte”.
15 ottobre 2014
Cronache, Diritti, Politica
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L’appello degli scienziati europei: “Non scegliete l’ignoranza”
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Naomi Klein: “Il capitalismo è stupido, è tutta una sola lunga storia”
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Unioni Gay, Renzi: “Faremo una legge. E non è una battuta ma la verità”. Intanto la Curia ambrosiana attacca il sindaco Pisapia
Lo ha assicurato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano, a margine dell’inaugurazione di uno stabilimento della Philip Morris a Zola Predosa nel bolognese, un commento sulla registrazione delle unioni civili e le polemiche di alcuni sindaci allo ‘stop’ del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Uno stop che si è tradotto…
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Cosa vuole dire “donna”, nello sport
dalla Rete, Politiche di genere
Camminare da sola a New York
Un video girato con una telecamera nascosta mostra gli abusi verbali subiti da una donna a passeggio nella metropoli statunitense. È stato visto milioni di volte in poche ore, sta facendo discutere molto ed è già costato insulti e minacce di morte all’attrice e all’organizzazione che lo ha prodotto
di Giulia Siviero
Da qualche giorno circola online un video in cui si vede una donna, Shoshana B. Roberts, attrice di 24 anni, camminare in silenzio per alcuni quartieri di New York (Midtown, il Financial District, SoHo, Harlem) facendosi riprendere di nascosto con una videocamera. In dieci ore la donna ha ricevuto decine di commenti, fischi e attenzioni da un centinaio di persone (nel video, dice il regista, è andato perso l’80 per cento di quello che è successo).
Il video è stato pensato e realizzato da Rob Bliss, che gestisce un’agenzia di marketing, e fa parte di una campagna di Hollaback, un’organizzazione che lavora in tutto il mondo contro le molestie di genere e che nel suo rapporto ha documentato un aumento nel corso dell’ultimo anno del 42 per cento delle molestie alle donne per le strade di New York.
Il video ha avuto molto successo, è stato visto in poche ore milioni di volte, ha ricevuto migliaia di commenti, ha avuto delle conseguenze anche per chi l’ha girato e ne ha preso parte, e ha fatto nascere un intenso dibattito intorno alle molestie sessuali contro le donne (alimentate forse anche dal diffuso equivoco linguistico che porta molti a confondere le molestie sessuali esclusivamente con le violenze sessuali). Il Washington Post ha definito questo dibattito, per le forme che ha preso, «inquietante».
Cosa è successo dopo la pubblicazione del video?
Shoshana B. Roberts e le persone che lavorano nell’ufficio di Brooklyn dell’organizzazione Hollaback hanno ricevuto minacce di morte e di stupro. Alcune di queste sono state inviate direttamente via e-mail all’attrice. Queste minacce, precisa il Wall Street Journal citando degli esperti di violenza, «sono state denunciate alla polizia di New York e sottolineano con quanta noncuranza alcune persone considerino le molestie per strada». Lo stesso regista ha spiegato che il video sta avendo «un’eco nella vita reale».
Emily May, cofondatrice e direttrice di Hollaback, ha detto: «Il video colpisce un nervo scoperto. Penso che quello che stanno cercando di fare con le minacce è spaventare Shoshana e spaventare noi in modo da non farci più parlare. Ma tutte e due diciamo “no”: abbiamo bisogno di raccontare queste cose perché se non lo facciamo, se non insistiamo, allora niente di tutto questo potrà mai cambiare».
Le reazioni
La discussione principale intorno al video si è concentrata sulla distinzione tra le reazioni che si vedono al passaggio della donna: quella verbale e quella che, per così dire, passa ai fatti. La maggior parte degli uomini nel video apostrofano Shoshana B. Roberts, la salutano (“ciao bella”), le chiedono come va, fanno dei commenti sul suo aspetto fisico (“sexy”); alcuni la invitano a sorridere, altri le fanno notare che se qualcuno ti dice che sei bella dovresti almeno ringraziare. Ci sono poi dei casi in cui alcuni uomini si sono messi a seguirla per diversi minuti o le hanno chiesto il numero di telefono. Questa distinzione è stata usata per dire che la prima categoria non costituisce una molestia mentre la seconda sì, negando dunque proprio quello che invece il video vuole mostrare e sottolineando che nel migliore dei casi non c’è alcuna percezione reale del problema, mentre nel peggiore c’è una deliberata volontà di rimuovere o negare.
La giornalista statunitense Amanda Hess (che si occupa soprattutto di violenza e questioni di genere) fa notare come la maggior parte dei commenti al video, da parte degli uomini, sia esattamente questa: si va cioè dalla negazione che quelle reazioni possano essere considerate delle molestie, al fatto che sono semplicemente fastidiose, fino all’affermazione che il rifiuto di rispondere a un complimento sia da parte della donna una vera e propria scortesia.
Commenta Hess che gli uomini non sempre hanno idea di quello che accade alle donne sole per strada, perché «naturalmente sono soprattutto le donne a essere prese di mira solo per il fatto di essere uscite di casa, ed essere poi trattate come maleducate perché non accettano graziosamente questa situazione». Ma «se non ti rendi conto di questa cosa dopo aver guardato il video, il problema non sono solo i ragazzi ripresi mentre urlano a Roberts. Il problema sei tu». Altre hanno fatto notare come gli uomini si sentano totalmente liberi di richiamare con insistenza l’attenzione di una donna (e come siano infastiditi quando non la ricevono) e come «le donne non possano essere a loro agio in uno spazio pubblico alla pari degli uomini». Anche i commenti che possono sembrare più innocui, insomma, in realtà costituiscono delle molestie. Lo spiegano i protagonisti del video. L’attrice stessa, innanzitutto, che racconta le sue reazioni mentre il video veniva girato e subito dopo:
«Mi veniva da piangere (…) quella notte ho pianto. Ho messo della musica. Ho fatto dei respiri profondi. Ho abbracciato il mio ragazzo. Ho chiamato mia madre solo perché avevo bisogno di sentirmi dire che mi voleva bene, che stavo facendo tutto questo perché credo in questa causa; avevo bisogno di sentirmi dire che era orgogliosa di me, e lei lo è».
Emily May, di Hollaback, spiega poi che l’obiettivo del video non è certo dimostrare che salutare qualcuna per la strada o farle un complimento è qualcosa di necessariamente negativo. Ma anche che non si può non inserire tali atteggiamenti in un contesto più ampio, quello cioè di un diffuso sessismo, dimostrato dal fatto che le molestie ricevute per la strada sono persistenti, pervasive e hanno conseguenze reali su chi le riceve: «Non necessariamente si può pensare a queste parole e frasi come a delle molestie. Ma vanno considerate l’intenzione e l’intonazione della voce. Cambiano tutto». Cambiano anche, spiega Shoshana B. Roberts, il «linguaggio del corpo: mi devo censurare. Non mi fanno sentire al sicuro». Aggiunge il regista che si tratta anche di una questione quantitativa: «Tanti uomini non capiscono il problema e molti hanno difficoltà a mettersi nei panni delle donne in queste situazioni. Credono sia una coincidenza, un caso. Ognuno di loro fa la sua singola cosa, dicono “Hey Baby”, e il gioco è fatto. Ma quello che non vedono è che tutti gli altri stanno facendo la stessa cosa: nessuno di loro arriva a sperimentare quello che collettivamente accade giorno dopo giorno».
Nel video si fa infine notare che Roberts cammina in silenzio, in pieno giorno, e indossa dei jeans e una maglietta a girocollo. Questo, spiega il regista, per demolire altri luoghi comuni molto diffusi: quello secondo cui si viene molestate per quello che si sta indossando – «se va in giro vestita così…» – o per il proprio “atteggiamento” o per il semplice fatto di trovarsi per strada da soli in piena notte: «Tutto questo accade a prescindere». In un suo recente articolo la giornalista femminista del Guardian Jessica Valenti ricorda che lo stupro e la violenza di genere riguardano donne di tutte le età, classi, cultura, etnia e fede, che le donne vengono molestate «da sobrie, da ubriache, in gonna o con i pantaloni della tuta», e si chiede: «Crediamo davvero che solo le donne possano fermare gli stupratori?».
Le critiche al video
Diverse critiche al video (stavolta da parte di donne impegnate in questioni di genere) hanno riguardato l’etnia degli uomini che compaiono: sono quasi solo neri e latinoamericani. Sono stati dunque suggeriti altri progetti più completi ma forse meno conosciuti che presentano la stessa situazione (il regista ha comunque dato delle spiegazioni su questo preciso punto).
L’altra principale critica, portata avanti tra le altre da Jessica Valenti, ha a che fare con la reale efficacia del video stesso.
Lo scopo di un video come questo «non è quello di ricordare alle donne quanto terribile possa essere camminare per strada ed essere molestate, credetemi, lo sappiamo bene», dice la giornalista, ma quello di creare una maggiore consapevolezza negli uomini. E si chiede: «Quanti episodi filmati di nascosto, screenshot di minacce di stupro o filmati in ascensore dovremmo ancora rendere pubblici perché gli uomini prendano parola contro tutto questo? Sono stanca che le donne debbano costantemente “dimostrare” che la discriminazione e le molestie esistono». E anche quando questo avviene (quando cioè se ne ha testimonianza diretta) per molti non è sufficiente: i commenti al video ne sono solo l’ultima dimostrazione. «In realtà, tutto quello che le donne diranno o mostreranno non sarà mai abbastanza».
Per questo Jessica Valenti, pur non negando il valore del video e avendo lei stessa in passato dimostrato le dinamiche sessiste attraverso la pubblicazione di messaggi ricevuti in prima persona, afferma che un aumento di consapevolezza non corrisponde a un reale cambiamento nei comportamenti: «La condivisione di una prova non modificherà la credenza di alcuni uomini che le molestie di strada non sono poi così terribili come le donne dicono». E conclude: «Il sessismo non è solamente qualcosa che di tanto in tanto alza la sua brutta testa: esiste ogni giorno, in ogni spazio. E gli uomini, scommetto – prova o non prova – sanno dentro di loro qual è la verità: il mondo è un posto enormemente diverso e molto meno gentile, se sei una donna».
C’è dunque bisogno di più di consapevolezza, certamente, ma anche di una maggiore azione e responsabilità da parte degli uomini verso gli altri uomini.
Fonte: ilPost
31 ottobre 2014
Italia, Mobilità e Trasporti, Scenari
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Nonostante la normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche, salire sui treni è ancora troppo spesso complicato per le persone con ridotte capacità motorie. è troppo difficile sbloccare treni e marciapiedi per le persone a ridotta mobilità? Si tenga a mente che la categoria comprende genitori con passeggini, turisti con valige, bambini, persone attempate
Politica, Scenari
“I veri terroristi sono quelli che destabilizzano le economie degli altri paesi attraverso la speculazione”. Il discorso esemplare di Cristina Kirchner all’assemblea dell’ONU
Questa è la dichiarazione fatta davanti all’Assemblea Generale dell’ONU dalla Presidentessa. Ha inoltre messo l’accento sui fondi “avvoltoi” e accusato di atti di ostruzionismo contro “quelli che hanno fiducia nell’Argentina” .”I terroristi non sono soltanto quelli che piazzano bombe” ha dichiarato oggi pomeriggio davanti all’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il presidente Cristina Fernandez de Kirchner “ma esistono anche “terroristi economici” che sconvolgono l’economia dei paesi, causando fame, miseria e povertà”.